Dermatite atopica grave, una malattia da svelare
Poco conosciuta soprattutto nell’adulto, non riguarda solo la pelle ma ha implicazioni sistemiche
e un forte impatto sulla qualità di vita.
L
a dermatite atopica, c
onsiderata da sempre una malattia prevalentemente della pelle,
è in realtà una patologia complessa e, per una sua migliore comprensione, è necessario indagare
“ben oltre la pelle”. Si tratta, infatti, di una
patologia infiammatoria cronica,
sistemica
e
multifattoriale
di origine autoimmune
che colpisce la pelle del viso e del corpo.
Benché sia più conosciuta nella sua forma pediatrica, in realtà
può
comparire a tutte le età
. Da un’indagine svolta dalla società di ricerca Stethos, risulta che i
pazienti adulti con dermatite atopica, afferenti ai centri specialistici di
dermatologia italiani, siano oltre 35.500, dei quali
7.721 presentano la malattia nella sua forma grave.
Negli adulti
la dermatite atopica
compare solitamente intorno ai 30 anni e si manifesta con una tipica dermatite eczematosa
(pelle arrossata, essudante e desquamante) sulle zone del collo, il décolleté, il retro delle
ginocchia, i piedi, ma anche in zone molto visibili come il viso e il cuoio capelluto, le
mani e gli avambracci. È accompagnata da
prurito intenso,
spesso incontrollabile. Soprattutto nei casi gravi, la
qualità di vita dei pazienti risulta fortemente compromessa.
Sono numerose le evidenze dell’impatto psicologico ed emotivo della dermatite atopica grave sulla
qualità di vita del paziente. Questo comporta notevoli costi sociali, dovuti soprattutto
all’intenso e costante prurito, che incide sui livelli di stress e causa perdita di sonno,
con ripercussioni sulla vita privata e quella professionale. Inoltre, le manifestazioni cutanee
della malattia impattano anche la sfera relazionale, generando disagio nel contatto con gli
altri e un diffuso senso di frustrazione e discriminazione. Anche nella vita quotidiana sono
diverse le attenzioni e le rinunce che chi convive con la dermatite atopica grave deve mettere
in conto: in ciò che indossa, nelle sostanze con cui entra in contatto e a cui si espone.
In generale, si tratta di una patologia che pone molte limitazioni nella vita di tutti i
giorni, con conseguente senso di discriminazione, sfiducia e isolamento.
La sensazione prevalente è quella di non essere compresi fino in fondo dai propri familiari,
amici e conoscenti poiché l’informazione sulla malattia è scarsa e, quando è presente, tratta
prevalentemente le forme del bambino oppure riduce la malattia a una semplice irritazione
della pelle. Il risultato è che ci si sente isolati.
Vi è necessità di offrire informazioni corrette, educazione e supporto e, al contempo, di una
maggiore sensibilizzazione delle Istituzioni e dell’opinione pubblica sul forte impatto psicologico,
sociale ed economico di questa patologia, soprattutto nella forma grave.